di Gennaro Fiorentino

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Non molto tempo fa, rievocammo le innovazioni nel campo dei trasporti, proposte in occasione della manifestazione “Italia ‘61”, tenutasi a Torino per celebrare il primo secolo dell’unità d’Italia.

http://www.clamfer.it/06_Ferrovie_Contorni/Italia61/Italia61.htm

 Un accenno fu dedicato all’autobus a due piani Monotral Fiat 413 Cv 61. D’altro canto, la vocazione ferroviaria del nostro sito, non lascia molto spazio “alla gomma”, per coerenza tematica. Mi fa piacere però ritornare sull’argomento per qualche piccola riflessione su un suo magnifico modello, di cui sono proprietario, realizzato in pochi esemplari da un abile artigiano. 

Nella realtà, il particolare bus fu concepito dalla valente carrozzeria Viberti di Torino con alcuni ritrovati di assoluta innovazione. La premessa era quella di creare un bus con requisiti panoramici, in grado però da poter avere un suo impiego ordinario, all’indomani della chiusura del parco “Italia ‘61”. Si pensò ad un veicolo alto poco più di 4 metri, in ossequio al CdS vigente; ma anche con un’attenzione alla possibile interferenza con la catenaria della rete tramviaria e filoviaria. Per la lunghezza si poteva arrivare ai 12 mt. secondo codice, ma prevedendo il terzo asse. Il motore adottato fu il Fiat serie 203, con cambio Marelli (4 M + RM). Velocità massima 50 km/h.

Il termine Monotral (brevetto Viberti) definiva un sistema di carrozzeria scatolata che, abbandonato il sistema a telaio, affidava ad una struttura di tralicci cavi, lo scheletro della struttura. Il risultato immediato era apprezzabile in termini di leggerezza coniugata con una certa robustezza.

Livrea allegra e trasgressiva (altro che il ministeriale biverde vigente) tra il color crema ed un bel rosso.

Così appariva al capolinea di piazza Castello nel servizio post Expo (da sito internet).

Capacità 69 passeggeri. L’allestimento interno fu previsto con sistemazione tipo suburbano (tutti seduti) per prevenire, per quanto possibile, cadute accidentali dovute al prevedibile rollio dell’alto veicolo durante la marcia. Il secondo piano aveva un ricasco in plexiglas trasparente, molto in voga all’epoca, per i bus turistici, di cui Viberti aveva una certa esperienza stilistica.

Pur in assenza di led e diodi, sarebbero venuti ben più tardi, un semplice quanto efficace quadretto luminoso, avvisava della disponibilità dei posti al piano superiore dove, come detto, non si poteva viaggiare in piedi.

  

Interni del secondo piano al vero (da sito internet).

Il semplice ed efficace quadretto luminoso che indicava i posti liberi al piano superiore (da sito internet).

Il lotto comprendeva 12 veicoli che furono immatricolati dal 2001 al 2012. Si noti la scelta del numero di serie molto propiziatorio per il futuribile “2000”. Nell’ambito di Italia ’61, il due piani fu impegnato su tre itinerari confluenti al parco espositivo e numerati da E1 a E3.

Qui invece nei gloriosi giorni di Italia ‘61 (da sito internet).

Alla chiusura degli eventi del centenario, i dodici mezzi furono impiegati su linee di forza. Io ebbi occasione di viaggiarci nel 1967 sulla linea 64.  Poi, piano, piano, comincia una lenta ma inesorabile agonia del gruppo, a partire dal 1977. Allo stato attuale, è sopravvissuta la matricola 2002 rientrata nel patrimonio GTT (ex ATM) in cura per un restauro conservativo ed anche operativo. Passato poi al gruppo Tram Storici Torino, ha avuto la possibilità di sortite per servizi turistici.

La storia ha tuttavia un’appendice. Per qualche anno è circolato un altro esemplare unico recante il numero 2013. È stato l’evoluzione del progetto originale con adozione di un motore più moderno, il Fiat 412, che intanto stava equipaggiando il “nostrano” Aerfer Metropol bipiano. Malgrado uscito dalle officine Viberti nel 1963, per motivi poco noti, fu immatricolato solo nel 1968. La lunghezza fu contenuta negli 11 metri e pertanto adottò un due assi. Dopo aver servito la città sulla linea 64, e aver girovagato alla dismissione tra vari proprietari, al 2000 fu rottamato. Il curioso disegno del lato posteriore, che ricordava il coevo e citato Metropol, gli valse il nickname di “coupé” attribuitogli da fantasiosi autisti.

Esemplare unico 2013 in servizio sul 64, evidenzia il lato B tagliato (da sito internet).

Questo, invece, un esemplare del Metropol Aerfer che lo avrebbe ispirato.

Contesto romano. Azienda ATAC (collez. G. Fiorentino).

Il modello del CV 61

Dopo l’acquisto del tram ATAN Meridionale, che scelsi avesse matricola 1029, l’unico sopravvissuto della famiglia, mi affidai di nuovo con grande fiducia al bravo artigiano MR per ordinargli il bus Viberti CV 61. La consegna non fu semplice. La sua serietà gli suggeriva di non potersi affidare ad uno spedizioniere, che, a dispetto di imballi accurati, non avrebbe escluso la possibilità di piccoli o grandi danni. Pensiamo alla salvaguardia, p.e., dei delicati specchietti retrovisori.

Mi risolse il problema l’amico Peppe Vitiello che trovandosi a passar nella città del modellista, potette ritirare di persona il prezioso manufatto. Alla consegna aprii con emozione la bella confezione ed il suo contenuto, che mi suscitarono apprezzamento ed entusiasmo. La scatola robusta, genere box per scarpe, ospita due lastre di polistirolo di protezione ed un foglio di carta rossa per agevolare l’estrazione del contenuto. Il bus torinese è ancorato ad una base di legno, con l’etichetta che descrive il soggetto.

La scala proposta è quella dell’1 a 43. Una verifica delle dimensioni di riduzione, anche se eseguita in maniera un po’ grossolana, mi ha confermato il rigore del progetto.

I colori della livrea sono conformi. Anche la riproduzione della pubblicità “Cinzano”, conferisce all’insieme un tono di grande realismo.

La vettura 2002 in servizio sul 64, è pronta per arrivare a Via G. Reni (foto autore).

Realismo che si può ancora di più valutare nell’esame degli interni. Ciò viene agevolato dalla rimozione, con un espediente celato, del tetto.

Rimossa la copertura del secondo piano, godiamoci il suo interno (foto autore).

A quel punto appare in tutta la sua bellezza, la sequenza delle poltrone rivestite del rosso amaranto, conforme all’originale. Il materiale impiegato è composito tra plastica, resina, plexiglass ed altro.

Il modello esaminato, oltre a potersi inserire degnamente nelle più blasonate produzioni modellistiche, rappresenta una testimonianza di quella bella stagione di grandi progetti nazionali nel campo dei trasporti.

Innovazione, stile, eleganza, rappresentarono le qualità peculiari di un paese che voleva ad ogni costo risollevarsi dalla tragedia della IIGM.

 

Consultato per documentazione il bel volume

“Torino in bus” di Massimo Condolo edizioni Fondazione Negri.

 

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